Dell’interazione uomo-moto si è già detto tantissimo. La letteratura ci viene spesso incontro per aiutarci a classificare certi atteggiamenti, oggettivizzare alcune emozioni, rendere ancora più epica la trasformazione dell’uomo in moderno centauro. A proposito, per chi di voi avesse voglia di approfondire certe tematiche mi viene in mente il bel libro di Ivan Battista, per l’appunto intitolato Kentauros.
Ai più, quindi, appare evidente come l’unione tra noi e la motocicletta sia di per se energizzante, financo terapeutica, donando istantanea positività al fortunato che si accinge a saltare in groppa al proprio cavallo d’acciaio. Inutile banalizzare con esempi, risulterebbero parziali e poco rappresentativi dovendo tentare di descrivere una reazione che evidentemente risulta molto più profonda ed interiore rispetto a quello che da fuori si vede. Uno su tutti, vi invito a pensare a come la nostra cavalcatura sappia spesso trasformare anche il trafficatissimo e monotono tragitto casa-lavoro in un’esperienza ludica.
Il mio amico Christian è per me un motociclista sui generis. Persona assai piacevole ed educata, dal look composto, classico, al limite dell’old fashioned, laurea in Economia con il massimo dei voti, lo vedrei a suo agio tra i cortili di Cambridge così come in una cerimonia ufficiale per l’investitura di un regnante. Non immaginatevi un puzzacchione, al contrario, è oratore assai gradevole e ospite decisamente piacevolissimo ed immancabile nelle varie rimpatriate. Lo conosco da quasi una vita, ed ancora ricordo il mio stupore quando mi comunicò l’acquisto di un motorino, anzi no, di una vera moto, la bellissima Aprilia AF1 50. Erano gli anni ’80, noi ancora ragazzini, e quel cinquantino lo percepivamo come una vera supersportiva, di più, era la RC30 de noantri. Fu una mossa a sorpresa quella di Christian. Io non perdevo un numero di Moto Sprint, parlavo solo di Cadalora e Lawson, ma viaggiavo per la Capitale soltanto a bordo di un SI fucsia, lui, che mai aveva appalesato particolari simpatie per le due ruote, d’un tratto si presentava a cavallo di una schioppettante due tempi. Un grande! Inutile raccontarvi che due anni più tardi quando quella moto venne data in permuta in favore di una fiammante NSR 125, aveva ancora i collettori allo scarico chiusi e nemmeno 3.000 km segnati sul cruscotto. E così fu anche per l’ottavo di litro Honda. Immagino la gioia di chi l’avrà acquistata di seconda mano nello scoprire che in realtà si trattava di una moto nuova. Sempre lavata e stirata, ricoverata rigorosamente nel box, mai un graffio, tutta originale, con la lancetta del contagiri che a stento avrà superato i 6.000. Poi nel ’99, quando avremmo scommesso sull’acquisto di uno scooterone, ci sorprese nuovamente presentandosi con una Pegaso 650. Per la tuttoterreno Aprilia credo che, al pari delle due precedenti, la recinzione del Grande Raccordo Anulare abbia rappresentato un limite invalicabile.
Così, mentre da fuori nessuno di noi amici percepiva la sua reale anima motociclistica (o quantomeno la sottovalutava ancora enormemente), con fatti tangibili ed inequivocabili (come soprattutto l’acquisto di nuove moto), che ai più sembravano comunque casuali, Christian dimostrava di andare dritto per la sua strada spiazzandoci costantemente. Mi viene in mente il discorso di Steve Jobs a Stanford, sull’unione dei puntini. Non si possono unire guardando al futuro, ma quando ti volti a ripensare alla tua storia risulta tutto chiaro ed ogni evento cardine appare in connessione col precedente ed il successivo.
Ipotizzo quindi che la maturazione da uomo a centauro possa anche compiersi in modo inconscio, agendo negli strati più profondi del nostro animo e per questa ragione non essere nemmeno avvertita da chi ti circonda quotidianamente.. Non occorre parlare di moto, emozionarsi davanti ai duelli del motomondiale, percorrere una strada tutta curve, sognare già la prossima uscita non appena si rientra da un bel giro fuoriporta, per sentirsi un vero biker.
Come a dire che la positività dell’interazione con la propria moto a volte c’è ma non si vede. O almeno, non la fai vedere. Lei lentamente ti cambia, in meglio, ma tu puoi anche decidere di tenerlo dentro e continuare a far finta di nulla, anche se in cuor tuo prima o poi ti accorgerai di essere una persona fortunata perché motociclista.
Onestamente non credo vi avrei raccontato questa storia se qualche settimana fa non fosse accaduto qualcosa di inaspettato. Una rivelazione.
Tutto nasce dalla voglia da parte del nostro protagonista di cambiare moto. Ci racconterà poi con dovizia di particolari quanto dispendiosa in termini di tempo sia stata la ricerca del nuovo mezzo. E chi lo conosce avrebbe evidentemente scommesso sull’acquisto di una bicilindrica a ruote alte. Infatti, non solo Christian è poco incline alla guida sportiva ed alla velocità in generale, ma con una stazza più simile a quella di un motorradfahrer tedesco che ad un fantino del mondiale, lo vedreste decisamente meglio su una accogliente crossover piuttosto che su una moto stradale con ruote da 17”. E non a caso lo scorso anno era stato vicino all’acquisto di un Transalp d’occasione.
Io dormivo sonni tranquilli quando a cose fatte mi informava della improvvisa vendita sottocosto della Pegaso (come nuova, inutile ripetersi) per l’imminente acquisto di una Kawasaki Z 750 usata. Apriti cielo. Un folle! Nemmeno c’entri su una naked del genere!
Non solo l’acquisto compulsivo già si commentava da solo (e il tempo, da sempre galantuomo, ci potrà illuminare circa l’effettiva opportunità di una scelta che oggi a molti appare perlomeno sopra le righe), ma in gran segreto il folle aveva iniziato ad ordinare da fornitori di mezzo mondo qualsiasi accessorio aftermarket dedicato alla sua nuova cavalcatura. Proprio lui che era l’inno al raziocinio ed alla perfetta conservazione dei mezzi…
Lo dovreste vedere. Oramai l’argomento dominante è la sua Kawasaki e quando ti racconta di una nuova modifica, perlopiù estetica, gli si illuminano gli occhi, inizia a descrivere con dovizia di particolari ogni accessorio istallato (nemmeno avesse frequentato un corso serale per aspiranti meccanici), di come sia stato impegnativo il montaggio, e soprattutto di come abbia contribuito al rinnovamento del look della Z 750. E’ tutto un argomentare di viteria in ergal, frecce a led, ghiere in ergal per la regolazione del precarico, pregiatissime pedane Rizoma, tubi in treccia Goodridge, tappi valvola in alluminio, tamponi laterali Barracuda, leva frizione regolabile in lunghezza, copertura sella passeggero antiscivolo, kit adesivi, e chi più ne ha più ne metta.
Poi lo dice a me, che da sempre abbraccio la filosofia delle zero modifiche, e che se proprio fossi costretto, allora agirei su quelle componenti che influenzano il comportamento dinamico e le prestazioni del mezzo piuttosto che la sua estetica.
Più delle parole parleranno le immagini. Più tardi nel pomeriggio ci incontriamo per un set fotografico senza precedenti così potrete giudicare con i vostri occhi.
La cosa bella, incontrovertibile, è che il fiore oggi è finalmente sbocciato. Il nostro eroe è finalmente consapevole del suo certificato status di centauro, e lo grida al mondo. Dal canto suo la motocicletta ha saputo vincere di nuovo, donando una volta di più entusiasmo e, perché no, spensieratezza.
Certo è che nel caso di Christian non solo appare inequivocabile il ripetersi di quel flusso di positività che parte dalla nostra cavalcatura fino a contagiare cuore e mente del suo cavaliere, ma evidentemente qui è innegabile anche un flusso di ritorno, dove l’uomo trasformato tenta con ogni mezzo di rendere ancora più vicino alla propria natura la sua moto. Venditori di aftermarket siatene orgogliosi.
E tu, Christian, sei avvisato. Tra un paio d’anni ti vogliamo vedere in sella ad una Harley al maxi raduno di Sturgis. Indietro non si torna. Il gilet di pelle te lo regaliamo noi!

 

Written by vivalamoto

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