Tutto ha avuto inizio nel 1983 o giù di li, quando l’estate al mare in una strada privata andavo avanti e indietro a bordo di un fiammante Rizzato Califfo verde pisello con parafngoni bianchi. Io ero piccolo, lui a me sembrava pesantissimo e superveloce. Quei cinque minuti di ruota del criceto volavano via in un soffio ed una volta sceso di sella e riconsegnato il bolide a mio padre era la fantasia a riportarmi immediatamente con le mani su quel manubrio. Nonostante il grande eccitamento, ancora non avevo realizzato quale legame forte e primitivo mi avrebbe di li a poco legato indissolubilmente alle due ruote.

Tempo più tardi mia sorella mi concesse in uso il suo SI Piaggio. Era arrivata la legge sul casco. Lei, più grande di me, preferiva iniziare a concentrarsi sulla patente auto. Fu la svolta. Finalmente avrei guidato un cinquantino di tutto rispetto. Ma prima ancora di metterlo in moto avrei dovuto risolvere un problema ai miei occhi piuttosto rilevante. Perché il color sabbia originale Piaggio proprio non riuscivo a farmelo piacere. C’era la sella lunga, c’erano i raggi in lega a rendere più fresca l’immagine del cinquantino, ma andare in giro in tenuta sahariana, no, davvero non ci sarei mai riuscito. Così decisi di investire qualche risparmio in una sobria e definitiva trasformazione cromatica del mezzo. Tavolozza Pantone alla mano e scelta della nuova livrea. Quando lo andai a ritirare dal carrozziere rimasi estasiato. Il SI fucsia era per me l’esperienza definitiva!

E’ stato proprio quel motorino a farmi comprendere come due ruote ed un motore potessero regalare all’istante così tante emozioni . Le prove di Nico Cereghini su GrandPrix (ma anche le sue belle telecronache del motomondiale) poi hanno fatto il resto. Cosi, dopo un’opera estenuante di convincimento verso i miei genitori, mi fu finalmente dato l’ok per acquistare usata la mia prima moto, una fantastica Honda NS125F in colorazione HRC. Ora potevo davvero considerarmi un centauro. Giacca Dainese di tessuto, guanti Spidi (i KR3 senza protezioni) e stivali Alpinestar (i primissimi Sun Valley in pelle di Elefante…) mi rendevano incredibilmente orgoglioso del mio nuovo status. Alla NS seguirono ovviamente altre cavalcature ad uno, due, quattro cilindri, turistiche, on-off, supersportive. Ed oggi, a parecchi lustri di distanza da quell’indimenticato Califfo, salire in sella è ancora una vera emozione. Il rito dell’accensione, i primi metri di marcia, stringere il manubrio tra le mani, essere un tutt’uno con la moto mi restituiscono ogni volta un brivido di piacere e di positività che mi fa stare bene.

E di tutto questo, cara motocicletta, voglio ringraziarti. Vivalamoto!

Mi chiamo Duccio, sono nato a Firenze e dal 1976 vivo a Roma. Oltre al grande amore per le moto, e più in generale per i motori, mi piace tantissimo lo sci e la montagna. Dico sempre che quando vincerò il superenalotto andrò a vivere in una baita sulle Dolomiti (oltre a girare intorno al Mondo con ogni mezzo immaginabile). Pratico sport quotidianamente, soprattutto nuoto. Non mi piace guardare la tv ed appena ne ho l’occasione fuggo via con mia moglie ed i nostri due nanetti a Villa Ada per una bella passeggiata e tante capriole.

2 Comments

Fabrizio

Ciao Duccio,

mi chiamo Fabrizio e sono di Roma. Dopo tanti dubbi e prove questo sabato vado a riprovare con zavorra la versys 650 2015 da Piacentini sulla nomentana (ho visto su youtube che anche tu l’hai provata da lui) e la Tracer da Faieta per decidere finalmente con quale moto sostituirò il mio scooterone 400 per andare a lavoro.
Vista la premessa ti sto scrivendo per avere qualche commento a caldo sulla Versys prima di fare decisioni di cui potrei pentirmi. Ovviamente sarò lieto di leggere la prova della moto non appena avrai modo di pubblicarla sul tuo sito ma, nell’attesa, ti sarei grato se potessi darmi qualche tua impressione di massima sul mezzo.

Grazie.

vivalamoto

Caro Fabrizio,
della Versys 650 mi è piaciuta la posizione di guida, davvero comoda e con un manubrio non troppo alto vista la tipologia di moto. Buona anche la protezione aerodinamica e, stando a quanto si legge sul cruscotto, anche i consumi (non è difficile percorrere 22 km con un litro anche guidando in modo disinvolto). Frena molto bene e sui curvoni mi ha stupito per il suo rigore direzionale. Per le buche dell’asfalto romano le sospensioni mi sembrano ben tarate. Soprattutto la forcella, che garantisce una prima fase di escursione molto poco frenata per poi divenire invece più sostenuta. Frizione modulabile, innesti del cambio abbastanza veloci e morbidi. Cosa mi è piaciuto meno? Direi la mancanza di personalità. La moto per il suo segmento va benissimo, il motore spinge sempre in modo piuttosto lineare, però non ha saputo emozionarmi.
Sono curioso anch’io di provare la Tracer. L’anno scorso ho provato la MT-09 che mi piacque tantissimo (a parte la sella che spinge davvero in modo eccessivo verso il serbatoio). Mi ricordo un super motore ed una ciclistica divertente ed intuitiva. Certo, la Tracer costa di più della Versys, ma…
Mi farà piacere se vorrai aggiornarmi sulla tua scelta.
A presto!
Duccio

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