Ricordo perfettamente le sensazioni alla guida della 1190 Adventure. Era poco più di un anno fa quando la provai. Una moto splendida, evoluta, di grande appeal e con prestazioni esagerate. In pratica una comoda superbike col manubrio alto mascherata da tuttoterreno. Bellissima ma anche eccessiva per il normale utilizzo su strada.
Oggi salgo sulla sua sorella minore, la 1050. Chiariamoci bene, la piccola rivendica a gran voce l’appartenenza alla stirpe Adventure, e la scheda tecnica le da pienamente ragione. Qui troviamo lo stesso telaio della 1190 e lo stesso bellissimo forcellone. Elettronica leggermente semplificata, ci sono i riding mode, il traction control e l’ABS. All’appello mancano l’ABS cornering, presente sulle sorellona 1190 e 1290, oltre che le sospensioni semiattive.
Salito a bordo trovo davvero tutto a portata di mano, manubrio compreso. La posizione di guida mi sembra più raccolta ed intuitiva rispetto ad alcune concorrenti. Appoggio i piedi sufficientemente bene a terra (sono alto 1,81), la distanza delle pedane dalla sella è ideale per garantire controllo e confort, l’ergonomia del serbatoio nella zona di contatto con le gambe è tra le migliori.
Mentre Luca della Concessionaria KTM Milani di Roma mi illustra il menù per la personalizzazione dei vari parametri, la 1050 già borbotta sorniona al minimo ed io non vedo l’ora di indossare il mio Arai e partire.
Terminato il veloce briefing tiro la leva della frizione ed inserisco la prima. Dopo pochissimi metri questa nuova Adventure mi fa già comprendere come il comparto trasmissione sia al top. Il cambio ha innesti morbidissimi, la corsa della leva è contenuta (mi ricorda alcuni mono Honda anni 80 e 90) e la frizione è davvero morbida e modulabile.
Alle basse velocità questa Adventure convince per un equilibrio dinamico assoluto, a prova di neopatentato. Il traffico si digerisce in un attimo, tanta è la facilità a curvare nello stretto. Poi appena gli spazi si ampliano, ti accorgi di come questo V2 abbia mantenuto una buona fetta della personalità del 1190, almeno sino ai medi regimi. Riprende dai 2000, il tiro diventa convincente a partire dai 3000 e non serve farlo urlare in alto per andare spediti. Complice lo stato di grazia del cambio, nelle ripartenze ci si diverte a snocciolare velocemente tutte le marce, puntando sulle eccellenti capacità di ripresa che il bicilindrico sa offrire, in virtù della generosa coppia di 10 kgm presente dai 3000 ai 6500 giri/min. Quindi è facile trovarsi a giocare con l’acceleratore nelle marce alte per godere delle bellissime vibrazioni a bassa frequenza (mai fastidiose) di cui questo 1050 è capace soprattutto quando si ruota l’acceleratore in maniera più decisa.
In città le sospensioni garantiscono un confort elevato, pur non risultando mai cedevoli. La forcella WP con steli da 43mm è priva di regolazioni, ma il setting scelto dai tecnici di Mattighofen appare davvero indovinato. Il mono prevede la regolazione del precarico e del ritorno idraulico. Io l’ho lasciato così com’era ed ha funzionato alla grande.
Nel misto con questa 1050 ci si diverte tantissimo. La comunicatività dell’avantreno è totale e ti permette di capire costantemente il lavoro del pneumatico anteriore. Quindi ti senti sicuro e riesci ad andare più veloce. Ma non basta. Il pezzo forte è l’agilità che la bicilindrica offre anche nei tratti più guidati. Arrivi a frenare prima di una curva, inizi a piegare e lei in un attimo ti ha già portato alla corda. E’ così veloce a scendere in piega che alle prime mi ha spiazzato. Così ho iniziato a contrastarla maggiormente spingendo in maniera più convinta sul manubrio con la mano interna alla svolta ed anche adottando una guida più fisica aiutandomi col busto. Tradotto, scordiamoci l’approccio soft che altre crossover richiedono per andare spediti. Per carità, anche qui puoi passeggiare tra le curve se vuoi, ma la ciliegina sulla torta di questa Kappa è che all’occorrenza sa diventare una sportiva con un davanti tanto veloce e comunicativo ed un retrotreno che non si scompone mai e del quale ti trovi presto ad averne piena fiducia.
I freni marcati Brembo appaiono in forma. L’attacco è deciso, poi la risposta è modulabile e la potenza non manca mai. La forcella supporta brillantemente il peso di moto e pilota anche le decelerazioni più convinte, risultando giustamente sostenuta in tutta la sua corsa.
Nei tratti veloci il parabrezza (regolabile) offre una protezione discreta. L’estremità delle spalle e la parte superiore del casco rimangono a contatto con l’aria. Evidentemente in ottica viaggio globetrotter si potrebbe scegliere tra gli accessori aftermarket uno scudo anteriore di maggiori dimensioni.
Veniamo ai riding mode. La prova si è svolta durante una calda giornata d’estate. Per cui niente mappa Rain per noi oggi. Cautelativamente sono partito con la mappa Road, ovvero piena potenza ma controlli trazione e anti impennata più invasivi, ma appena ho capito di che pasta era fatta questa Adventure sono immediatamente passato alla Sport, per me la più adatta a massimizzare il piacere di guida senza richiedere impegno extra. E non scherzo se vi dico che vista la bontà di telaio, ciclistica ed erogazione, probabilmente la utilizzerei anche sotto un acquazzone.
Come avrete capito mi sono parecchio divertito a guidare questa moto, probabilmente un po’ meno adrenalinica della sorella 1190 (con la piccola poco dopo i 6500 giri tutto svanisce, sulla grande invece proprio oltre questa soglia inizia la festa che porta 55 cavalli extra nell’arco dei successivi 3500 giri), ma comunque emozionante ed assai più fruibile su strada.
Voglio ringraziare il concessionario KTM Milani di Roma, non solo per avermi dato la possibilità di provare la moto, ma anche per la loro genuina passione e l’inarrivabile entusiasmo.

Written by vivalamoto

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