Sono ad un metro da questa Panigale, la ammiro in ogni sua parte sotto il sole cocente di questo bellissimo pomeriggio di fine agosto. Non si può rimanere indifferenti al fascino delle sue forme così equilibrate ma altrettanto dinamiche. La classica livrea rossa poi fa il resto, confezionando un prodotto, o meglio, una signora motocicletta, che prima ancora di saltarci in sella farebbe venire la voglia di morderla.
Roberto di Ducati Roma pazientemente mi racconta come navigare il menù per gli ormai immancabili settaggi dell’elettronica. Sembra tutto piuttosto intuitivo. E con fare ammiccante mi suggerisce di selezionare sin da subito l’ambizioso Riding Mode Race, così potrò saggiare immediatamente tutta la bontà di questa ciclistica e di tanto motore. Se lo dice lui…
Prendo tempo e scatto qualche foto alla belva. Mi sembro un po’ Valentino in raccoglimento davanti alla moto prima di dare gas. In effetti 205 cavalli, 14 kgm di coppia abbinati ad un peso piuma di 179 kg incutono rispetto anche da fermo.
Volendo scongiurare un’insolazione standomene qui fermo per qualche altro minuto con indosso i panni del centauro, mi convinco a cavalcare questo puledro di razza. Già da ferma esprime tutta la sua anima da corsa. La posizione di guida è molto raccolta, le pedane alte, il manubrio largo e vicinissimo, la sella minimalista e quasi priva di imbottitura.
Il portentoso bicilindrico si mette in moto dopo aver insistito qualche istante sul pulsante d’avviamento. Già al minimo e con gli scarichi originali fa sentire la sua voce ed appena si ruota la manetta in un attimo prende giri, come una vera unità da corsa.
Muovo i primi metri, l’angolo di sterzo è piuttosto ridotto, per cui disegno linee più larghe del solito per guadagnare l’uscita dal parcheggio. Dirigo subito verso la campagna a nord della Capitale. Incontro poco traffico per uscire dalla città, trotterello ad un ritmo variabile: voglio iniziare a conoscere questa moto prima di provare a darle un po’ più di gas.
Mi concentro sul carattere di questo nuovo superquadro e mi stupisce da subito, anche andando a spasso. Se non si esagera con la manetta sa riprendere senza strappi sin dai regimi più bassi, per capirsi, non sarà mai un problema guadagnare velocità anche in quinta o in sesta con il contagiri che gravita intorno ai 2500. Poi, arrivato a 5000 inizia a spingere davvero, ad ogni piccola rotazione della manetta corrisponde un’accelerazione istantanea a cui si accompagna un ruggito davvero inebriante. Una risposta ai medi così appagante non l’ho trovata su nessun’altra moto. E tutto questo non può che contribuire a metterti di buon umore. Di più. L’effetto terapeutico può essere ulteriormente incrementato iniziando a giocare col cambio, visto che la 1299 è provvista di cambiata assistita in salita ed in scalata. Quindi scordiamoci la frizione, se non per le ripartenze da fermo. Quando acceleri in modo convinto e sali di marcia ti sembra davvero di essere li insieme ai vari Rea e Giugliano, la Panigale guadagna velocità senza esitazioni e tu puoi concentrarti unicamente sulla guida. Ma forse la vera goduria arriva in scalata, quando in automatico il sistema comanda un colpo di gas per agevolare l’inserimento del rapporto inferiore. Una modalità del tutto simile a quella già provata sulla BMW S1000RR, alla quale evidentemente non riesco assolutamente ad assuefarmi, facendomi divertire ogni volta nemmeno fossi un bambino davanti alla sua macchinina radiocomandata.
La strada nel frattempo si è fatta più libera, per cui provo ad insistere col gas in terza e quarta marcia iniziando a dondolare tra le curve. Meglio reggersi forte. Non si scherza. Le variazioni di velocità sono notevoli, spesso mi trovo a galleggiare con la ruota anteriore senza neanche accorgermene, se non nel momento in cui inserisco il rapporto superiore. Per farla girare veloce non occorre adottare una guida di corpo così evidente, piuttosto si deve avere l’accortezza di spingere con un po’ di decisione sulla pedana interna. Con questa semplice manovra la Panigalona non solo scende in piega velocemente, ma regala sicurezza mantenendo la traiettoria impostata senza subire le insidie del disgraziatissimo asfalto intorno a Roma. Ecco, proprio perché non sono in pista e sto guidando in presenza di solchi longitudinali e buche di ogni tipo, il setup di base tarato decisamente al duro risulta a volte eccessivo. Se avessi più tempo a disposizione mi piacerebbe provare ad ammorbidire un pochino la risposta delle sospensioni e sono convinto che per me, che non sono certo Schwantz, le cose potrebbero solo migliorare. Che questa splendida Ducati sia una moto concepita soprattutto per l’uso estremo in pista lo si avverte anche dal flusso d’aria calda, per non dire bollente, che investe in modo prepotente la coscia sinistra. Sicuramente tuta di pelle e le alte velocità aiuteranno non poco a minimizzare questo fastidio.
Ora che ho preso più confidenza riesco a guidare più rilassato ed a frenare con più decisione. L’impianto marcato Brembo è da lode per morbidezza d’intervento (non scherzo se vi dico che i due disconi da 330mm potrebbero essere utilizzati con soddisfazione anche da un neofita), modulabilità e potenza. Insomma, dopo poco più di mezz’ora in sella a questa bella bolognese, possiamo dire che ci stiamo iniziando a conoscere più approfonditamente. Io continuo a darle del lei, ma provo ad essere più intraprendente. Tanto che in alcuni tratti particolarmente favorevoli decido di insistere col gas per vedere cosa succede oltre quota 7000. Onestamente non so proprio cosa mi sia saltato in mente. Si, perché chiedere alla 1299 di prodursi in un allungo equivale ad ordinare al Signor Sulu di Star Trek di muovere alla velocita warp. Tradotto, non vi potrò mai raccontare con dovizia di particolari fin dove ho spinto questo portentoso bicilindrico semplicemente perché in quei momenti i miei occhi rimanevano sbarrati, concentrati unicamente su cosa stesse avvenendo sui metri d’asfalto che avrei calpestato un istante dopo. Per i miei riflessi, per le mie doti di guida, per il mio spirito di conservazione inizia tutto ad avvenire troppo in fretta, aumenta la tensione, finisce il divertimento. Per cui anche questa volta, come spesso mi accade con moto così generose in termini di prestazioni, riprogrammo la mappatura del mio cervello sulla modalità piano e lontano. Che in questo caso significa iniziare a guidare anche con più efficacia la splendida belva. Poco uso del cambio, marce alte, sfruttando la generosissima schiena del superquadro, provando a godere del gran feeling in frenata insistendo, quando si può, fin dentro la curva, e raddrizzando poi subito la moto per godere di una nuova incredibile accelerazione. Ecco, quando riesco a guidarla così, questa Panigale mi commuove. Ne percepisco la sua generosità, la voglia che ha di farti divertire senza per questo richiederti doti di guida sovrumane, l’intelligenza nel saperti mettere a tuo agio per farsi sfruttare al massimo delle tue (e non sue…) capacità. Grandi doti che evidentemente rappresentano la summa di un sapiente mix nel quale recitano sicuramente un ruolo da protagonisti la raffinata ciclistica, la distribuzione dei pesi, il telaio non-telaio così rigido, l’elettronica evoluta ed ovviamente un motore da brivido.
Ok, prima dei saluti finali vi dico che nonostante la sua estrazione pistaiola la Panigale ha una buona protezione aerodinamica anche se guidata a busto alto e che in città è meglio evitare. Non ama essere imbrigliata nel traffico, anche se in uscita dalle rotonde si prende sempre la sua piccola rivincita.
Agli amanti delle emozioni forti posso suggerire caldamente di andare a provare al più presto questa 1299. Vi lascerà il segno!
Voglio ringraziare Ducati Roma nella persona di Roberto Roberti per avermi dato la possibilità di effettuare questo test drive, ma soprattutto vorrei ringraziare Roberto per la Sua genuina e coinvolgente passione che ha voluto condividere con me.

Written by vivalamoto

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