Oggi mi sono svegliato contento. Il motivo è semplice. Stamattina ho un appuntamento galante con la KTM 1190 Adventure. Mi sono preparato adeguatamente per l’occasione già da ieri sera. Non voglio rischiare di arrivare tardi. Per limare i tempi ho ordinatamente predisposto l’abbigliamento sulla sedia in camera. Pantaloni, giacca, guanti, casco. Nonostante la mia atavica lentezza (soprattutto nel prepararmi al mattino), non passa mezzora dal suono della sveglia che sono già pronto per uscire.
Arrivo puntuale al nostro incontro e lei è già li pronta ad aspettarmi, nella elegante livrea grigio/nera con le immancabili decal arancioni.
Mi avvicino e le giro intorno un paio di volte almeno. E’ tutta da ammirare questa KTM. Telaio a traliccio in tubi di acciaio al cromo molibdeno, forcellone con nervature di rinforzo ben in vista, mono WP completamente regolabile, bellissimi cerchi a raggi che alloggiano le dedicatissime coperture Continental TrailAttak2 tubeless, forcella WP upside-down con steli da 48mm, dischi da 320 morsi da pinze brembo ad attacco radiale, cruscotto ampio e ricco di informazioni e soprattutto lui, il V2 di 75° bialbero otto valvole di 1195cc, derivato dall’unità che equipaggia la superbike LC8R. La qualità percepita è alta.
Ciò che non si vede, anche se ben presente, è l’elettronica. Questa moto rappresenta lo stato dell’arte per quanto riguarda dispositivi di sicurezza attiva su due ruote. Oltre all’ABS Bosh (centralina 9M) abbinato alla frenata combinata eCBS (disinseribile), sono presenti il controllo di trazione MTC (selezionabile su tre livelli), sospensioni regolabili elettronicamente (il sistema EDS prevede tre setting preimpostati) ed il controllo di stabilità MSC, ovviamente sempre firmato Bosh. Completano il quadro l’acceleratore ride-by-wire e le immancabili mappe: street e sport da 150 cavalli, rain e off-road da 100 cavalli.
Usciamo fuori da questo film di fantascienza prima che ci venga il mal di testa.
E’ meglio inserire alla svelta la chiave nel cruscotto e dare il via a questo bicilindrico di razza. Detto fatto. Basta toccare il pulsante della messa in moto ed il V2 si avvia in un attimo. Mi godo questi primi vagiti da fermo. La sella è alta ma non altissima (è comunque regolabile, al pari di pedane e manubrio), riesco a toccare comodamente a terra (sono alto 1,81). Il manubrio è proprio li dove te lo aspetti su una moto di questa estrazione. Largo e piuttosto dritto, infonde una certa sicurezza.
Sistemo gli specchietti, tiro la frizione (morbidissima, a comando idraulico), butto giù la prima e parto.
Dopo pochi istanti la moto mi restituisce quattro positive sensazioni. Il peso, valutabile in circa 235 kg con il serbatoio pieno, non lo si avverte sin dalle andature più lente e, complice anche la leva offerta dal manubrio, risulta davvero facile farla girare anche in spazi angusti senza avere la necessità di mettere il piede a terra.
La morbidezza e la modulabilità della frizione unita al cambio dagli innesti davvero rapidi e poco contrastati, garantiscono una guida alle basse velocità per nulla impegnativa.
Il motore, che ci mostrerà tutti i suoi muscoli più avanti, sa essere un velluto anche ai bassi, accettando di trotterellare a 2000 giri o poco più anche con i rapporti lunghi. Inevitabile, a questi regimi, avvertire qualche vibrazione di bassa frequenza, ma tutto sommato lo definirei un pregio.
E poi c’è la buona ergonomia. L’inserimento della moto è immediato, le gambe fasciano naturalmente il serbatoio, le pedane sono ben posizionate, e la sella sostiene a dovere le terga.
Tradotto, il traffico lo si digerisce come fossimo su una agile monocilindrica. Davvero una bella sorpresa.
Per la cronaca sto viaggiando con la taratura delle sospensioni in modalità street, quella intermedia, stesso discorso per la mappatura, street anche in questo caso, ovvero full power 150cv erogati un po’ più dolcemente rispetto alla modalità sport.
Dopo qualche inevitabile slalom tra macchine in coda, finalmente mi lascio la periferia alle spalle ed inizio a respirare l’aria più fresca della campagna. Gli angusti spazi cittadini lasciano finalmente lo spazio ad una serie di curve ravvicinate che mi riporta il sorriso sulle labbra. Ci vuole poco per capire che la 1190 Adventure è un animale (anzi, è proprio una bestia!) da misto. Scende in piega velocissima, mantiene la linea impostata anche in presenza di evidenti crepe longitudinali dell’asfalto, imperturbabile accetta aperture dell’acceleratore in uscita senza allargare mai troppo la traiettoria (tenendo in considerazione la spinta che questo motore fornisce ad ogni accelerazione). La frenata è davvero rassicurante anche in virtù del sistema eCBS che entra in funzione quando si agisce sulla leva al manubrio, comandando il contemporaneo intervento del doppio disco anteriore e del posteriore da 268mm. Sono così scongiurati trasferimenti di carico troppo evidenti. Il sistema svolge in maniera egregia il suo compito tanto da rendere inavvertibile l’intervento del freno posteriore.
Il sound del motore è super. Coinvolgente e gratificante. Come quello di una vera superbike.
Capiamoci subito. Questo bicilindrico spinge sempre come un forsennato. Dai 3.000 ai 6.000 giri è capace di accelerazioni interessanti anche nei rapporti lunghi. Sopra i 6.000 fino ai 9.500 (almeno credo 9.500, visto che alla soglia dell’iperspazio non ho avuto troppo tempo di guardare il cruscotto) diventa davvero cattivo, dimostrando spavaldamente tutta la sua matrice sportiva. Ora capisco bene perché in KTM abbiano confezionato questo bellissimo giocattolo con tutta quella elettronica. La ciclistica da sola, per quanto di qualità, evidentemente non sarebbe bastata a tenere a bada i 150 cavalli scalpitanti e quella coppia da trattore di 125Nm a 7.500 giri.
Siccome non credo proprio di essere Kevin Schwantz, voglio ringraziare sentitamente i progettisti per le loro lungimiranti scelte.
Per stemperare il carattere brioso del bicilindrico ho preferito usare sempre una marcia più alta rispetto a quella ideale. E vi garantisco che anche in questa modalità di guida più turistica il ritmo sul misto che la 1190 Adventure sa garantire è davvero impressionante. E con tanto potenziale a disposizione ti accorgi ben presto che il terreno di elezione per divertirti senza troppi patemi con questa Adventure sarebbe proprio la pista… alla faccia delle maxi enduro!
Dopo qualche chilometro percorso col coltello tra i denti l’adrenalina in circolo inizia ad essere davvero troppa. Il cervello mi suggerisce che il nostro giro sulla giostra sarà meglio concluderlo qui.
Non mi resta quindi che ricondurre questo cavallo di razza alla scuderia. Scegliamo una strada meno movimentata. Scoprendo il lato più turistico della Adventure.
Decisamente positivo il comfort garantito dalla buona protezione aerodinamica (cupolino regolabile) e da sospensioni che, lo ripetiamo, fanno benissimo il loro lavoro. Non ci si stanca stando in sella e, complice l’erogazione del motore generosa anche in basso, inserisco subito la sesta marcia e mi trovo, comodamente coccolato da un leggero fruscio del vento, a godermi il bel paesaggio ai lati di questa statale. Ho forse inserito la modalità Harley-Davidson senza essermene accorto?
Brava KTM, questa spaziale 1190 ci è piaciuta davvero!
Quindi, direte, questa Adventure la metti nel garage, si o no?
Mnnhhh, direi proprio che mi è piaciuta tanto, e credo che nel mio garage ideale ci starebbe benissimo.
La KTM 1190 Adventure ha davvero tanto carattere, e lo sa dimostrare a qualsiasi andatura. E’ precisissima nella guida come una vera superbike replica e restituisce un feedback unico al pilota. Esige rispetto, va detto chiaramente, perché la potenza del suo motore è impressionante. Lei ti sa strabiliare con mappature e settaggi di ogni genere. Io ho preferito risponderle inserendo la mia mappatura “prudente”, e ringrazio tanto di averlo fatto.
Questa Kappona non è una enduro, nemmeno per idea. È una sportiva di carattere con manubrio alto.
Una moto comunque eclettica, capace di svicolare nel traffico congestionato del tragitto casa/ufficio, farti divertire nel misto, e poi portarti (in un attimo, volendo) fino a Capo Nord, magari in coppia.
Mi sembra che KTM sia riuscita nella difficile impresa di realizzare un mezzo che sapesse conciliare le doti turistiche della rivale bavarese con quelle più sportive della rossa bicilindrica made in Bologna.
Sicuramente fascino e carattere di questa 1190 Adv ti stregano. E se la scelta di una moto è fatta col cuore, allora, amici miei, sarà davvero facile innamorarsi.
Per chi invece volesse provare ad essere un pochino più razionale, KTM ha appena presentato la sorella più piccola, 1050 Adventure. Meno cavalli (95 cv per la precisione, che rappresentano comunque una garanzia di divertimento nella guida su strada), meno elettronica (ma l’ABS c’è ed anche il controllo di trazione), ed il look di sempre, tipicamente Adventure.
Ma a voi chiedo, per risparmiare 2.500 euro, fareste un dispetto del genere al vostro cuore?
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