La Triumph Rocket 3 GT entusiasma per la spinta del suo tre cilindri di 2500cc e per lo stile unico e curato in ogni dettaglio. Supportata da una ciclistica di livello ed un’elettronica allo stato dell’arte risulta incredibilmente facile nel diporto mentre per essere condotta tra le curve richiede più esperienza.
COME E’ FATTA
Impossibile non essere visivamente attratti dal nuovissimo 3 cilindri di 2.458 cc, un vero catalizzatore, massiccio, imponente, solido come il marmo, che, nemmeno a dirlo stabilisce il guinness per essere l’unità di maggior cilindrata dell’intera produzione motociclistica mondiale.
Si tratta di un bialbero, 12 valvole, raffreddato a liquido, comandato attraverso acceleratore ride-by-wire e 4 ride mode (di cui uno totalmente personalizzabile).
La coppia massima raggiunge il livello di 221 nm a 4.000 giri/min, un dato assolutamente poderoso (circa il doppio di quella raggiunta dai più performanti bicilindrici di 1.000 tanto per dare un’idea…) al cui confronto i 167 cv, 2.000 giri più in alto, sembrano neve al sole.
Il comparto elettronico viene ulteriormente impreziosito dalla piattaforma inerziale IMU a 6 assi che tra l’altro porta in dote l’utilissimo cornering ABS firmato da Continental.
Ad Hinckley non hanno abbassato la guardia nemmeno sulla ciclistica, compendio assolutamente indispensabile per provare ad ingabbiare i muscoli del 3 cilindri. Su questa Rocket 3 GT troviamo infatti sospensioni Showa completamente regolabili: davanti una bellissima forcella USD con steli da 47 mm ed escursione di 120 mm, dietro un mono che agisce sul forcellone di alluminio monobraccio (al cui interno viene ospitato l’albero di trasmissione) attraverso cinematismo progressivo consentendo 107 mm di escursione.
Per frenare la massa piuttosto importante di 294 Kg la Rocket 3 GT si affida ud una coppia di dischi anteriori da 320 mm semiflottanti morsi da raffinate pinze Stylema di Brembo a 4 pistoncini ad attacco radiale mentre dietro troviamo un maxi disco da 300 mm lavorato da pinza a 4 pistoncini Brembo M4.32.
Per enfatizzare l’aspetto da vera muscle bike, ma anche per scaricare a terra la birra infinita del 3 cilindri, Triumph ha equipaggiato la Rocket 3 GT con pneumatici dalla sezione enorme appositamente realizzati da Avon: dietro un 240/50 su cerchio da 16”, davanti un panciuto 150/80 su più tradizionale cerchio da 17”.
Rispetto alla Roadster R questa GT viene offerta di serie con schienalino per il passeggero, sella pilota più bassa di 20 mm (750 mm da terra), pedane avanzate e regolabili, manubrio più largo e rivolto verso il pilota, parabrezza.
La qualità costruttiva è davvero alta ed immediatamente percepibile a dimostrazione ulteriore dell’esclusività della Triumph Rocket 3. Ciliegina sulla torta la completa assenza alla vista dei cablaggi.
Il display TFT multifunzione, personalizzabile nell’aspetto, è piuttosto chiaro e ricco di informazioni, seppur contenuto nelle dimensioni.
POSIZIONE DI GUIDA
Nonostante la cilindrata monstre e l’interasse ultra-generoso di 1.677 mm l’inserimento nella Triumph Rocket 3 GT è decisamente intuitivo ed appagante, fattore che contribuisce non poco ad innalzare il livello di controllo e confort. La sella ampia e ben imbottita è leggermente inclinata verso il posteriore, annullando sostanzialmente qualsiasi possibilità di spostamento, ma risultando comunque molto piacevole in virtù della buona ergonomia e del sostegno offerto a livello lombare, utilissimo a contrastare le forti accelerazioni di cui questa Triumph è capace.
Le pedane avanzate senza eccessi garantiscono una comoda piega delle ginocchia mentre le generose sagomature del serbatoio rappresentano sempre un valido appiglio, utilissimo soprattutto nella guida dinamica o piuttosto nelle veloci trasferte autostradali. Il manubrio largo e rivolto al pilota in tipico stile cruiser si lascia comunque afferrare morbidamente. Solo alle alte velocità braccia e spalle sono inesorabilmente esposte all’aria, mentre fortunatamente il busto viene adeguatamente riparato dal piccolo parabrezza.
PASSEGGIATRICE INSTANCABILE
Preso un minimo di confidenza con dimensioni e massa la Rocket 3 GT risulta subito piacevole nella marcia più disimpegnata mettendo in mostra un equilibrio davvero gratificante. Superati i 15 km/h la sensazione è quella di trovarsi al manubrio di una moto “normale” capace di reagire in modo piuttosto intuitivo ai comandi, senza richiedere particolare impegno e capace sempre di garantire un confort di buon livello. L’enorme arco di utilizzo del tre cilindri permette riprese morbide dai 1.500 giri, suggerendo l’uso dei rapporti lunghi anche alle basse velocità. Il reparto trasmissione risponde sempre in maniera morbida e la raffinata elettronica evita l’insorgere di fastidiosi on-off.
In questi frangenti è un piacere lasciarla scorrere tra le curve, rimanendo a noi l’unico compito di descrivere traiettorie rotonde e raccordate e di rimanere se possibile lontani dagli scalini più evidenti dell’asfalto così da scongiurare possibili ripercussioni su schiena e terga vista la propensione del mono di mantenere l’assetto neutro piuttosto che di offrire progressività e confort.
QUANDO SI ALZA IL RITMO…
Il set-up sportiveggiante delle sospensioni, l’elettronica ultra completa ed ovviamente l’enorme coppia a disposizione della manetta destra invogliano non poco ad alzare il ritmo nel misto.
Il primo gratificante segnale arriva proprio dalla ciclistica ed in particolare dal retrotreno che non affonda nemmeno quando si chiede al tre cilindri di esprimersi pienamente, incrementando non poco la sensazione di controllo e limitando il sottosterzo portato inevitabilmente in dote dalla larga sezione degli pneumatici e dall’interasse importante. Per questo, quando si voglia aumentare l’angolo di piega occorrerà apportare un contrasto al manubrio tanto maggiore quanto più elevata sarà l’inclinazione della Rocket 3 GT. Ed in queste circostanze risulta ancor più necessario poter impostare con anticipo la traiettoria ideale perché eventuali correzioni a centro curva risulteranno lente, inefficaci, e al più limitate all’uso del freno posteriore, morbido, modulabile ed apparentemente infaticabile.
La forcella non tradisce l’impostazione sportiva ma si caratterizza anche per la buona progressività e scorrevolezza, garantendo direzionalità e sostegno anche in frenata.
A proposito, le pinze Brembo Stylema si confermano all’apice per morbidezza, modulabilità e potenza, se è vero che per produrre decelerazioni importanti è sufficiente richiamare la leva di destra con un solo dito.
Nonostante l’avantreno possa contare sull’ottima intesa tra freni e forcella, meglio non insistere con la fase decelerante fino in ingresso ma piuttosto anticipare la frenata per far scivolare in maniera più naturale la Rocket 3 fino a centro curva, incrementando il piacere di guida e limitare manovre poco armoniose e muscolari.
L’incredibile 2500 cc mostra doti di spinta davvero fuori dal comune a partire dal 3.000 giri. Una risposta sempre piena, anzi pienissima, mediata dall’elettronica, evidente soprattutto ai primi gradi di rotazione dell’acceleratore. Una presenza vigile ma comunque discreta, quanto mai apprezzata per scongiurare inutili trasferimenti di carico, infondendo una sensazione di maggior controllo e sicurezza. La spinta è così veemente che su asfalto pulito a moto dritta l’intervento del controllo di trazione avviene ripetutamente anche in terza marcia e considerando che dietro abbiamo un gommone da 240, la dice lunga sull’enorme disponibilità di coppia già ai medi regimi. Proprio in virtù della generosa erogazione risulta poco redditizio far salire troppo l’ago del contagiri, risultando preferibile stemperare appena il carattere del tre cilindri utilizzando rapporti lunghi.
A proposito, il cambio ci è sembrato decisamente in forma con innesti appena contrastati e sempre precisi.
UN TRENO IN AUTOSTRADA
Nelle veloci trasferte autostradali la Triumph Rocket 3 GT mette in luce doti da vera passista solo appannate in parte dalla protezione aerodinamica limitata al busto e comunque sufficiente a non richiedere di stringere con troppa forza il manubrio.
Interasse generoso e massa la rendono insensibile a qualsiasi scia aerodinamica, capace di seguire fedelmente la traiettoria impostata anche in presenza delle fastidiose giunzioni dei viadotti. In queste circostanze si potrebbe preferire una risposta del mono più progressiva (limitata evidentemente anche dall’escursione di 107 mm) per evitare qualche ripercussione di troppo all’altezza della sella.
Inutile evidenziare come l’utilizzo del cambio sia del tutto opzionale viste le doti di spinta di cui il tre cilindri è capace anche in sesta. Per la cronaca a 90 km/h il motore borbotta in sesta a 2.000 giri/min ed è capace di riprese assolutamente convincenti, mentre ai canonici 130 km/h si assenta intorno ai 3.000 giri/min, regimi ai quali le vibrazioni risultano virtualmente assenti.
IN CITTA’ SENZA FRETTA
Per quanto morbidezza e precisione della frizione ne enfatizzino le caratteristiche di bruciasemafori temibilissima, in ambito urbano è consigliabile non farsi pendere troppo la mano.
Alle andature pedonali è il peso a farsi sentire. Così può risultare opportuno calibrare con anticipo i classici zig-zag anti traffico tra le auto incolonnate evitando di scomporre troppo l’equilibrio. I tre quintali da fermo si sentono ed inclinare per errore la Rocket 3 GT potrebbe significare parcheggiarla inevitabilmente sul fianco, con buona pace della sella bassa e dell’ultima sessione di squat in ginocchio.
Anche la larghezza del manubrio richiede un minimo di assuefazione risultando piuttosto vicino alla linea degli specchietti delle auto.
Fatte queste doverose considerazioni, è il caso di dire che anche all’interno delle mura cittadine la strada sarà sempre in discesa. Qui sono soprattutto la dolcezza della trasmissione e la morbidezza ai bassi del tre cilindri a recitare il ruolo del protagonista, permettendo di guidare in vero souplesse, confortati anche dalla posizione di guida da cruiser non estrema.
Il motore si merita una lode perché non tende mai a scaldare, permettendo ai polpacci di cingerlo senza alcun fastidio e di lasciare la sella libera da qualsiasi flusso d’aria calda (immaginatevi il vantaggio in termini di confort). Una volta di più rimaniamo distanti da buche, tombini o scalini dell’asfalto perché il set-up sostenuto e l’escursione del mono ben lontana da quella di una maxi-enduro trasmetteranno ai glutei qualche colpetto di troppo.
Ottima la taratura dei controlli elettronici, capaci di mitigare l’esuberanza della meccanica senza per questo snaturare l’essenza del tre cilindri, perfetti per ricevere una risposta morbida nelle ripartenze ed allo stesso tempo modulare in rilascio il livello del freno motore.
Nella prova sono stati consumati in media 6,5 litri di verde ogni 100 km, un dato non eccellente in assoluto ma in linea con le prestazioni pazzesche del 2.458 cc e comunque migliore dei dati dichiarati da Triumph.
24.500 EURO DI ESCLUSIVITA’
Un prezzo non certo contenuto quello della Triumph Rocket 3 GT in larga misura giustificato dall’incredibile meccanica e dall’elevata qualità costruttiva. Ma anche inevitabile riflesso della esclusività di questa cruiser.