La KTM 1290 Super Duke GT la posso raccontare in un periodo. Motore ipervitaminizzato, elettronica allo stato dell’arte, ciclistica stellare ed ergonomia da riferimento.

La mia prova potrebbe anche finire qui, se non fosse che tutti questi ingredienti eccellenti sono stati sapientemente miscelati dagli ingegneri di Mattighofen ed il risultato è una delle moto più belle che abbia mai guidato.
Quando ci sali sopra sembra un 125, ok, ho esagerato, però sembra davvero una 690 Duke, tanto limitato è l’ingombro della moto soprattutto in senso trasversale. E poi ci sono quelle svasature del serbatoio che definirei perfette. Le gambe cingono la moto al punto che se Miwa ti avesse lanciato dal Big Shooter ruote, motore e telaio, non avrebbe saputo fare di meglio nel permetterti di sentirti un tutt’uno con la tua cavalcatura.
Il bicilindrico da 1301cc e 173 cavalli è trattabilissimo fin dai bassi, diventa regolare dai 2500 ed un po’ più su inizia a spingere come un forsennato, garante di una coppia massima che supera i 140 Nm (ma che poco sopra i 3000 è ben oltre i 110 Nm), Non chiedetemi di raccontarvelo in numeri perché ad ogni accelerazione hai giusto il tempo (se te ne rimane) di vedere la strada ed uno sguardo al contagiri per un istante per me significherebbe come guidare bendati per 15 secondi con l’SH150 in una strada trafficata del centro. Magari la prima volta ti va bene, ma la seconda, chissà.
Comunque al piccolo trotto, nella marcia cittadina, si viaggia con un impegno fisico assai ridotto. Il ride mode del motore può tranquillamente essere quello più appuntito, lo Sport, tanto rimane comunque dolce la risposta del possente bicilindrico. Finalmente ho scoperto un (o forse “il” visto credo sia l’unico…) tallone d’Achille di questa pepata austriaca, ovvero un setting delle sospensioni tarato decisamente verso la guida sportiva, Così in città, tra le buche di Roma, anche con la taratura più morbida delle sospensioni semiattive, la comfort, la risposta rimane sempre piuttosto sostenuta, ed avrei in generale preferito una differenza più marcata tra i tre settaggi selezionabili. Ma a parte questo si va che è un piacere, peso di poco superiore ai 200 kg che in movimento sembra ancora minore, il cambio velocissimo negli innesti, anche sottocoppia, qui impreziosito da un quick shifter in positivo, frizione ipermodulabile, frenata da riderimento per morbidezza, modulabilità e potenza. Insomma ragazzi, ma cosa altro vi devo aggiungere? Vi farei solo perdere tempo. Però vi dico che ai semafori si poggiano benissimo i piedi a terra e che, tutto sommato, il calore proveniente dal V2 è assolutamente sopportabile.
Nel misto mi piacerebbe parlarvi di una moto fantastica, che ti mette sempre a tuo agio pur dimostrando prestazioni da MotoGP, con la quale riesci a fare cose che non avresti creduto solo qualche istante prima di metterla in moto, che non vorresti mai scendere di sella da quanto è adrenalinica e divertente. Ma devo essere onesto e dirvi che certe cose le ho in parte solo immaginate. Perché il potenziale di questa belva è così elevato che uno come me su una strada aperta al traffico ne riesce a sfruttare forse il 30% del suo immenso potenziale. Fatta la tara a questo, e se ancora avete voglia di leggere il racconto di padre di famiglia, vi posso dire che tra le curve è qualcosa di eccezionale e credetemi, è talmente bilanciata che ti mette in condizioni di sfruttare quasi tutta la birra del suo motore. Sul dritto, intendo. In curva le Pirelli Angel regalano una discesa in piega rotondissima, nessun effetto autoraddrizzante, ed anche se l’asfalto è di quelli lucidi, in uscita tu non ti accorgi di nulla, acceleri che è una bellezza, per un attimo pensi di essere davvero un figo ma poi la spia del TC che si accende ti fa tornare sulla terra. E ti interroghi su quando e quanto sia entrato in funzione il controllo di trazione, tanto è a punto l’elettronica su questa GT. Inutile raccontarvi della frenata, perché la davanti ci sono due pinze Brembo M50 che mordono dischi semiflottanti da 320mm. Però ne approfitto per dirvi quanto alta sia l’intesa tra questo poderoso impianto e la forcella, sempre ben sostenuta (ma scorrevole quando serve), che limita non poco il beccheggio anche nelle decelerazioni più importanti restituendo al pilota una sensazione di controllo elevatissima, tanto che dopo qualche curva ci si trova naturalmente ad insistere con la frenata fino in ingresso, e senza per questo portare i battiti a 180. E poi c’è il manubrio, un’opera d’arte, semplicemente perfetto per forma e posizionamento che risulta un alleato incredibile per instaurare un rapporto il più possibile diretto con l’avantreno, senza per questo affaticare mani ed avambracci anche dopo parecchi chilometri. Attenzione ad adottare una guida di corpo perché lei risponderà da cavallo di razza, velocizzando ulteriormente ogni fase della sua già eccellente dinamica. Almeno su strade aperte al traffico a me è bastato contrastarla al manubrio ed aiutarla con movimenti del busto per beneficiare di reazioni fulminee ma ancora controllabili.
In autostrada va come un treno, stabile, garante di una sicurezza attiva notevolissima, protegge bene arti inferiori e busto mentre spalle e testa vengono lasciati un po’ esposti al flusso dell’aria, anche regolando il plexi anteriore nella posizione più verticale. Nulla di fastidioso, tutt’altro, ma rispetto all’eccellenza globale è un pelino sotto.
La cosa meno bella di tutto questo racconto è che purtroppo non c’è stato nulla da fare ed a fine giornata l’ho dovuta riconsegnare nelle sapienti e amorevoli mani della concessionaria KTM Milani di Roma. Che approfitto per ringraziare una volta di più per la generosa accoglienza che mi ha riservato e per avermi fatto divertire non poco a bordo di questa splendida KTM 1290 Super Duke GT.

Qui di seguito il video del mio test ride della KTM 1290 Super Duke GT

Written by vivalamoto