Sono arrivato al test ride con qualche minuto di anticipo. La MT-09 è parcheggiata proprio qui davanti a me. Ne approfitto per studiarla un pochino. Si è letto tanto su web e sulle riviste specializzate di questa moto. Probabilmente la novità Yamaha 2014 più interessante. Per tanti motivi.
Il primo sicuramente è il motore. La MT-09 porta al debutto il nuovo 3 cilindri da 847cc con architettura crossplane mutuata direttamente dal motore della R1 a scoppi irregolari. La scheda tecnica parla di una potenza di 115 cavalli a 10.000 giri e di una bella coppia di 8,9 kgm a 8.500 giri. Dati interessanti soprattutto in considerazione del peso piuma che i progettisti giapponesi hanno dichiarato per questa moto, 188 kg con il pieno di carburante (191 per la versione ABS).
Interessante anche la tipologia del mezzo. Un incrocio tra una naked ed un motardone. La Casa di Iwata ha voluto proporre qualcosa di nuovo. Per sottolinearlo gli uomini del marketing hanno ideato una campagna di comunicazione decisamente aggressiva. Il progetto MT (quindi oltre alla 09 anche la sorellina 07 e la recentissima Tracer) vuole rappresentare degnamente“The dark side of Japan”, ovvero la volontà di uscire dagli schemi, facendo leva sull’aspetto emozionale del mezzo, sul lato istintivo e più passionale del Giappone.
Diciamocelo, per noi appassionati italiani, abituati a capolavori davvero rivoluzionari come Ducati Monster e MV Brutale (solo per citare le più diffuse ed apprezzate naked made in Italy degli ultimi lustri), rimanere impressionati dagli effetti speciali e colori ultravivaci organizzati per il lancio della MT risulta un po’ improbabile. Ma nell’era della globalizzazione il pubblico è quanto mai eterogeneo ed è facile immaginare come un messaggio forte ed innovativo abbia potuto fare breccia nel cuore di tanti appassionati.
Al momento del debutto, le foto della MT-09 non mi avevano entusiasmato. L’ho sempre giudicata poco coordinata. Ok, bello e caratterizzante il faro trapezioidale dallo sviluppo molto allargato. Il serbatoio invece non l’ho mai digerito. Una forma ai miei occhi abbastanza indefinita, poco personale ed un po’ scoordinata, soprattutto in virtù della poco caratterizzante parte inferiore in plastica scura che si estende orizzontalmente fino alla forcella. Per esaltare un posteriore così esile e rappresentativo dell’agilità e della leggerezza della moto, avrei caratterizzato maggiormente la parte mediana del mezzo, magari sostituendo proprio quelle plastiche con delle prese d’aria di derivazione fuoristradistica (questa moto vuole essere sulla carta 50% motard…) con uno sviluppo più importante anche in senso verticale, fin quasi ad abbracciare gli steli della forcella.
Dal vivo la sensazione che mi restituisce questa naked è piuttosto variegata. Il serbatoio continua a non piacermi, invece rimango stupito dalla larghezza davvero irrisoria della moto, soprattutto in considerazione che il bel telaio in alluminio abbraccia un motore di 850cc. La sella molto stretta nella sua parte anteriore ed il serbatoio rastremato restituiscono l’idea di un controllo totale della moto. Concetto amplificato dalla conformazione del manubrio, piuttosto largo, alto e poco angolato alle estremità.
Il posteriore esile e minimalista è davvero bello da vedere. Anche se il mio occhio deve ancora abituarsi alla novità.

La qualità percepita è molto alta, soprattutto in considerazione del prezzo aggressivo di 8.190 euro per la versione ABS 2015. Il telaio in alluminio fa bella mostra di se, il forcellone dallo sviluppo a banana sul lato scarico e con capriata di rinforzo sul lato sinistro è degno di realizzazioni più esclusive. Anche la forcella a steli rovesciati con diametro da 41mm offre, insieme al doppio disco da 298mm morso da pinze ad attacco radiale a quattro pistoncini contrapposti, una connotazione decisamente racing dell’anteriore. Brava Yamaha!
Finalmente arriva il momento di salire in sella. Trovo tutto a portata di mano, il peso della moto tolto il cavalletto è decisamente contenuto. Ho subito una piacevole conferma, le pedane sono strettissime, l’inserimento nella moto è davvero ottimo, mentre la sella a quota 815mm aiuta nelle manovre . Sono a mio agio. Giro la chiave, attendo che il dashboard completi il suo carosello (un po’ troppo manga), premo il pulsante di avviamento ed il tre cilindri subito inizia a borbottare composto.
Tiro la frizione (morbidissima), giù la prima e si parte. La sensazione di controllo è totale, la moto sin da subito risulta facile ed immediata. Il motore è freddo, faccio salire i rapporti velocemente e mi accorgo come questo tre cilindri sia davvero rotondo, non strappi, anche ad andature modeste tenendo marce alte. Questo si traduce in un piacere di guida immediato, ed un uso del cambio davvero modesto se si vuole andare a passeggio.
Esco dalla città e dal traffico caotico di Roma. La moto gradisce le strade extraurbane. Me lo dimostra subito con una sonorità allo scarico decisamente appagante. Da una Yamaha in configurazione stradale non mi sarei aspettato tanto. Invece quel suono rauco ti mette istantaneamente di buon umore, ti rilassa e ti fa assaporare ancora di più il tuo viaggio. La ripresa stupisce già dai regimi appena sopra il minimo. Ma è dopo i 4000 che questo tre cilindri inizia a farti godere. La spinta si fa decisa, anche se mai brusca, a quota 5000 poi gli effetti sonori si amplificano ed in un momento senti che la spinta diventa ancora più decisa. In un baleno supero i 7000 giri e qui la cosa si fa davvero interessante. Mi aspettano 3000 giri di godimento racing che si esauriscono solo in prossimità dei 10.000 giri quando il limitatore suggerisce di inserire il rapporto successivo. Al di la dei numeri, la cosa più bella è la tanta coppia a disposizione sempre. Con una erogazione cosi piena ed una innata propensione a salire di giri tanto rapidamente, questo tre cilindri dimostra di saper conciliare le caratteristiche dei migliori bicilindrici ricchi di coppia sin dai bassi regimi con la cattiveria agli alti di un quattro cilindri.
Il motore dispone di tre mappature. Ma vi chiedo, secondo voi su una moto tanto facile e soprattutto spinta da un motore cosi regolare servono davvero? Io le ho provate e non ho avuto dubbi nel lasciare inserita la più reattiva. Non sopporto il comando del gas troppo demoltiplicato, mi piace poter centellinare con la manopola ogni cavallo del motore. E poi se piove, grazie anche alla schiena di questo tre cilindri, guiderò con una o due marce più alte, scongiurando qualsiasi perdita di aderenza. Si, insomma, non siamo sulla M1 di Valentino. Solo per cronaca vi informo che soprattutto con la mappatura più spinta si evidenzia un fenomeno di on/off per la verità mai troppo fastidioso ma che stona con l’alta qualità di questo motore. Immagino che prossimi aggiornamenti software della centralina sapranno correggere questo difetto.
Testato il potenziale del tre cilindri, ci concentriamo sulla guida, che risulta sempre intuitiva anche aumentando la velocità. L’unico neo è inevitabilmente rappresentato dalla scarsa (ovvero nulla) protezione aerodinamica che a velocità autostradali può iniziare a disturbare. Ma se ti compri una moto come questa lo sai che un po’ di vento lo prendi, e soprattutto è un sacrilegio utilizzarla in autostrada, tanto è divertente tra le curve. Quindi direi che a conti fatti il problema non sussiste.
La guida, a dispetto del look molto cattivo della moto, è sempre facile e rotonda, mai nervosa. Questa Yamaha scende in piega da sola, non richiede una guida di corpo (almeno che non si voglia spingere sul serio) ed anche i cambi di direzione sono davvero facili e veloci. Una ciclistica decisamente agile ma che allo stesso tempo sa restituirti sensazioni rassicuranti dall’ anteriore. Capisci sempre il lavoro del pneumatico, e già dopo pochi km ti da la fiducia per entrare in curva con il freno anteriore ancora pizzicato. Vista la tanta birra del motore magari non una moto da novizi, ma sicuramente un mezzo eclettico adatto a chi voglia migliorare la propria guida, ma anche al pilota più smaliziato in cerca di emozioni facili senza dover accendere un mutuo in banca.
Le sospensioni mi sono piaciute. Riescono ad assorbire anche le famigerate buche dell’asfalto capitolino, e non risultando mai troppo cedevoli aiutano anche a restituire un buon feedback quando si decide di guidare questa MT-09 con più impegno. I freni sono ok. Sicuramente c’è tanta potenza, ma per usarla tutta devi tirare la leva con decisione. Evidentemente i progettisti hanno voluto premiare la modularità dell’impianto e la facilità di utilizzo. Il disco dietro non brilla per potenza, ma tanto meglio visto che così sono scongiurati bloccaggi indesiderati.
Quindi, che fai, la vuoi mettere in garage?
Mmhhh…direi di no.
La sella ha un’angolazione piuttosto marcata che ti spinge costantemente contro il serbatoio. A me piace guidare avanzato, ma qui davvero non ci siamo. Complice anche l’elevato grip del tessuto di rivestimento spesso mi sono trovato a dover aggiustare pantaloni e slip per scongiurare spappolmenti delle parti basse.
Capisco che il design, soprattutto in una moto come questa, rivendichi il proprio ruolo di primattore, ma un dettaglio fondamentale come la seduta deve prima di tutto rispettare criteri funzionali.
Inoltre il manubrio è posizionato troppo in alto per i miei gusti. Ok, mi direte, questa non è una naked vera e propria, è un mix tra un motard ed una nuda. Ci sto. Allora vi chiedo, in quanti andranno in un kartodromo per mettere di traverso perbenino questa MT-09? Un manubrio più basso avrebbe regalato una posizione di guida più naturale (anche in virtù della sella che sembra uno scivolo) ed amplificato il controllo del mezzo.
Due piccoli dettagli che a mio avviso aiuterebbero questa Yamaha a fare un ulteriore salto di qualità, stradalizzandola un pochino di più, rendendola ancora più fruibile e divertente sui bei misti che tanto abbodano nel nostro Paese.

Written by vivalamoto

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