La rinnovata Ducati Scrambler Icon è stata la compagna del mio primo lancio stampa. Un battesimo indimenticabile che ha avuto come quinta privilegiata gli splendidi paesaggi del Chianti.

Ci sono esperienze che non si dimenticano facilmente nella vita. Di solito accadono quando si è più giovani e spesso non si ha nemmeno il tempo per riflettere sulla loro importanza, bellezza, unicità. Poi quando si cresce e si potrebbe apprezzarle in modo più completo e con ancora maggiore partecipazione, per una strana legge del contrappasso, sembrano come per incanto svanire. Fino a quando una mattina rispondendo al telefono vengo informato da Omnimoto che il tester che parteciperà all’imminente Press Launch  della rinnovata Ducati Scrambler Icon sarò proprio io… Provo a mantenere la calma fino al temine della chiacchierata, quasi fossi navigato a certi impegni, cosa sarà mai una presentazione stampa rispetto all’immensità dell’universo? Appunto. Così, una volta lasciato il cellulare rimango interdetto. Una gioia quasi fanciullesca mi attraversa il corpo, non riesco a trattenermi e così per distrarmi inizio a preparare con largo anticipo l’attrezzatura che mi accompagnerà in questo test, sperando di non scordare nulla a casa, perché questa volta non me lo potrei davvero perdonare. Fortunatamente la routine giornaliera è servita a riequilibrarmi un pochino ed a far scorrere velocemente la settimana che mi separava dalla partenza.

Eccomi quindi finalmente arrivato al giovedì in cui Ducati mi attende presso Borgo San Luigi, uno splendido resort immerso nel verde della Toscana Senese. Carico i bagagli nella sportiveggiante Agila, metto in moto e dopo due ore e mezzo eccomi alla reception. Ad attendermi trovo Francesca, riconoscibile dall’abbigliamento Scrambler, che mi aiuta a prendere confidenza ragguagliandomi su orari ed attività. La mia tensione si sta progressivamente sciogliendo ed inizio a prenderci gusto. Anche perché l’incontro con Beppe Gualini per il briefing è fissato nel pomeriggio e questo significa che ho a disposizione un’oretta per godere del verde intenso di queste colline ma soprattutto per correre in piscina per un tuffo e qualche bracciata. Detto fatto. L’acqua fresca mi aiuta ad alzare nuovamente il ritmo, a recuperare tutte le forze, e dopo una doccia eccomi pronto in adunata ad ascoltare i preziosi consigli del 10 volte Dakariano. Il primo contatto con la Icon sarà piuttosto diportistico, ideale per iniziarla a conoscere, infatti percorreremo una decina di chilometri tra le curve per raggiungere la vicina Colle Val d’Elsa dove saremo ospiti del bellissimo cinema teatro dei Varii, uno splendido palazzo del ‘700 che nel corso della sua lunga storia è stato anche un ospedale sulla via Francigena. Veniamo accolti da un buffet ricco di prodotti locali, quanto mai gradito visto anche il digiuno a pranzo. Un momento di convivialità che ci aiuta a scambiare qualche battuta con altri “colleghi”. Sono pochi, anzi pochissimi gli italiani, mentre risulta piuttosto ampia la delegazione di asiatici, con qualche intervallo di inglesi, sloveni e spagnoli. Mi raccontano che gli eventi Ducati Scrambler sono qualcosa di unico nel panorama moto, decisamente friendly nelle attività, molto partecipate e soprattutto innovative. Infatti al posto del classico incontro con la stampa per raccontare le novità del modello, qui Ducati lascia spazio alle immagini di un film che ripercorre dagli albori del ’62 ad oggi le tappe più significative della Scrambler. Un avvio migliore non avrei potuto sperarlo. A guarnizione di una partenza così idilliaca arriva l’immancabile mojito, quello dei bambini però, senza rum che poi si deve guidare, piacevole comunque ad assai apprezzato in vista della cena al Borgo. Infatti dopo un’altra breve cavalcata in fila indiana, parcheggiata la nostra Scrambler, lascio al volo la giacca in camera e dirigo verso l’area cena. Ecco, chi si immagina adesso la tavolata tipo matrimonio al paese, è un po’ fuoripista. La prima cosa che si incontra sono delle sdraio gialle intorno ad un braciere immancabilmente brandizzato Scrambler. Mi sembra di tradurre la cosa come un invito a prendersela con comodo, si, insomma il tanto abusato keep calm, che qui però funziona benissimo. E siccome dopo non si deve guidare, me la prendo decisamente con calma anch’io, non prima però di essere passato velocemente al bar per una Nastro bella fresca. Insomma, se qualcuno lo deve fare questo duro lavoro mi offro volontario! Inutile raccontarvi le prelibatezze riservate per la cena, dai fritti, passando per gli hamburger, fino al polpo, senza dimenticare le verdure ed i dolci. Un’ambientazione che potrebbe ricordare una festa sulla spiaggia, di quelle belle. Ho la fortuna di condividere la cena soprattutto con l’amico Matteo di Mondo Ducati e con il mitico Pongo, un super meccanico di Borgo Panigale che ha seguito la Superbike all’epoca della golden era delle 916, 999 e 1098. Fortunatamente, oltre ad essere simpatico è anche piuttosto generoso nel raccontare aneddoti ad abitudini di quegli anni dove i piloti si chiamavano Fogarty, Hodgson, Chili, Casoli e Bayliss, solo per citarne alcuni e dove i motori, non contingentati, venivano sostituiti all’interno dello stesso weekend di gare anche se ancora perfettamente funzionanti, per averli sempre al massimo della baldanza, davvero che tempi fantastici, lasciatemelo dire. Siccome però sono qui in veste di tester, mi calo nel personaggio ed al temine della cena cedo soltanto alle lusinghe di un assaggio di dolce, driblando caffè e alcolici, che stanotte bisogna dormire bene.

Il cielo terso di questa bella serata ci fa apprezzare il calore del braciere ed è li che incontro Angelo, responsabile comunicazione di Scrambler con il quale inizio una piacevolissima chiacchierata. Fin qui potrebbe sembrare tutto normale, ma in realtà è qualcosa di realmente speciale, un privilegio poter discutere senza filtri con uno dei padri delle Scrambler attuali. Ma la cosa bella è che se le mie domande sono incessanti e talvolta politically uncorrect (“per me la Desert Sled è la più bella di tutte, perché non fate anche la 1100 magari con le Ohlins?!?” Ovviamente nessuna risposta…), anche Angelo ed i suoi colleghi sono attentissimi ai feedback di tutti coloro, come me, che hanno avuto la possibilità di provare le loro motociclette, cercando di conoscerne i dettagli. Ed a ben vedere questa piccola ma assai produttiva unità di Ducati sembra davvero avere molto in considerazione i suggerimenti degli utenti se i pochi ritocchi funzionali fatti alla nuova Icon riguardano la sella, adesso dal maggior sostegno e più ergonomica e le sospensioni, appena più morbide e scorrevoli per aumentare il comfort senza pregiudicarne la dinamica nel guidato.

La mattina del venerdì il briefing, quello importante, è previsto per le 8.30. Un’ora prima sono già a fare colazione, tanta frutta e latte, si ok sto nel mood del professionista irriducibile, abbiate pazienza, e prima di andare a vestirmi di tutto punto da motociclista ne approfitto per un breve giro nel bellissimo parco, perché questa mia prima ve la voglio raccontare anche in video ed ho bisogno di un po’ più di tempo per andare a riprendere gli aspetti a mio avviso più interessanti.

Beppe Gualini oggi si raccomanda giustamente di rispettare la posizione e mantenere la distanza di sicurezza. Dei due gruppi io farò parte di quello capitanato da lui, per me una grande soddisfazione.

Chi mi segue lo sa che non faccio della guida acrobatica il mio biglietto da visita e tendo anzi a rispettare limiti e regole. Così parto per penultimo, come da elenco, e mi accorgo dopo qualche minuto che davanti a me ho una Scrambler animata da molta fantasia. Entrate belle strette, uscite quasi larghe, immancabile frenata a centro curva e quindi via a tutta manetta. Insomma i primi 15 chilometri del mio test ride passano cercando di non tamponare chi mi sta davanti. Provo anche a lasciare più spazio tra me e lui ma dopo un paio di curve sono daccapo a provare a non centrarlo. Insomma, va bene il rispetto delle regole, ma anche la mia Scrambler Icon Atomic Tangerine freme per mostrarmi quanto sia agile ed intuitiva nel misto, ed allora datole piena libertà di manovra superiamo il nostro compagno e ci godiamo a ritmi più consoni le belle curve di questa strada. Insomma, le sospensioni sono più scorrevoli, ma alla resa dei conti il beccheggio risulta sempre piuttosto limitato. Anche perché le geometrie di questa Icon non invitano a ritardare la frenata quanto piuttosto disegnare traiettorie rotonde e raccordate per sfruttare la buona velocità di percorrenza di cui è capace. La sella la promuovo, un doppio salto mortale in avanti rispetto alla precedente, più sostenuta, più stretta, più piatta, ci salti su ed immediatamente trovi l’equilibrio perfetto. Ed è anche comoda. I freni sono davvero potenti, discreta la modulabilità, hanno nell’attacco un po’ deciso un lieve tallone d’Achille. Il motore conferma la sua generosità ai bassi, ma soprattutto la spinta giustamente corposa ai medi. Non strappa le mani dal manubrio ma riesce a convincere anche chi ha esperienze su moto più prestazionali. Tra l’altro vibra pochissimo. La nuova frizione a comando idraulico è semplicemente perfetta. Quando abbiamo finalmente preso confidenza, Beppe Gualini ci fa accostare. E’ la volta delle partenze a turno per le riprese video e le foto. Una cosa da veri professionisti, insomma una figata pazzesca. Saliamo a scendiamo più volte su un tratto di strada tutta curve. Ci sono ad attenderci due fotografi e due operatori video. Il materiale sarà poi utilizzato nelle video prove (nel mio caso sul canale YouTube di Omnimoto). Inutile cercare la piega della vita anche perché il fondo non è particolarmente omogeneo e l’asfalto alterna parti più nuove ad altre decisamente meno abrasive. Ma il divertimento è assicurato. Terminata questa sessione si fa ritorno a Borgo San Luigi. E’ circa mezzogiorno e chi vuole può effettuare gli speak to camera, ovvero le riprese statiche microfonate utili anche queste per la prova video. Siccome sono diverse le persone che hanno richiesto di essere riprese, ci sono a disposizione 3 minuti a testa, il che significa che non si più sbagliare. Per cui passo i 20 minuti in attesa del mio turno a ripassare ciò che voglio raccontare a proposito delle novità, posizione di guida e (facile) disponibilità-colori-prezzo. Ecco adesso tocca proprio a me, penso intensamente a Nico Cereghini ed alle sue prove la domenica su GrandPrix degli anni ‘80, tiro un sospiro e parto. Con mia sorpresa, inciampo solo un paio di volte, riparto e alla fine (quasi) in tre minuti svolgo il compitino. Bene, mancano due ore circa per la partenza del pomeriggio, fa caldo, c’è il sole, la piscina è vuota. Corro in camera mi infilo il costume e mi butto a bomba. Farà poco resort il tuffo a cufaniello, ma per fortuna siamo nella zona franca della Land of Joy, per cui possiamo immediatamente sdoganarlo. E siccome mi sembrava brutto, quasi irrispettoso, uscire subito da quella splendida piscina così ben tenuta ma senza bagnanti, ne ho approfittato per una ventina di minuti di vasche con la scusa di allungare un po’ la schiena. Quindi doccia, abiti motociclistici, pranzo leggero e via di nuovo in sella per il giro del pomeriggio, quello verso nord, con le strade più belle. Anche qui è prevista una sessione di scatti. All’andata in leggera discesa su una strada splendida che domina su vigneti senza fine. A proposito, sono i giorni della vendemmia e quei grappoloni neri che fanno capolino mi rimandano ai sapori della schiacciata con l’uva, una delizia che ha fatto breccia facilmente nei miei pensieri, vuoi anche per il pranzo che ho deciso di tarare su un light, forse un po’ troppo esagerato. Il tempo di fantasticare che è già il mio turno per il camera car, ovvero le foto in movimento, dove il fotografo è sdraiato all’interno di una Audi wagon col portellone aperto che mi precede. Ragazzi, cosa ve lo dico a fare, nemmeno fossimo alle giostre, top, per dirla con i giovani!

Quindi si ritorna verso il Borgo per l’ultimo impegno di giornata. Le foto in offroad. Di nuovo a turno avanti e indietro su un tratto di strada bianca. Ne approfittiamo anche per chiedere a Beppe Gualini qualche consiglio per guidare con profitto e senza rischio questa Icon sullo sterrato. Lo ringrazio per la sua grandissima disponibilità visto che mi ha concesso una vera e propria video intervista. Super! Finito lo shooting  ottengo l’ok da parte del mitico Giulio di Ducati per rimanere qualche momento ancora sulla strada bianca per realizzare le riprese con Gopro da inserire nel video di Omnimoto. Il tempo per capire un po’ di più il comportamento di questa Icon quando è lontana dall’asfalto e realizzare che tutto sommato la guida da seduti in stile flat track può risultare la più divertente, sicura e redditizia.

Rientro al Borgo anch’io, abbastanza impolverato, appagatissimo da questa esperienza indimenticabile. Ho bisogno di una doccia e di acqua. Mezzora dopo sono pronto a salutare gli amici di Ducati, i colleghi e a riprendere la strada insieme alla fida Agila color Tapiro.

Written by vivalamoto